Il “dottor” Frizzo

 

Enrico Longone, in arte Frizzo, fu indubbiamente il più rinomato prestigiatore milanese del diciannovesimo secolo. Nacque, infatti, a Milano nel 1852; di buona famiglia, completò i suoi primi studi mostrando singolare ingegno e grande versatilità. A diciotto anni ottenne un impiego nei R.R. Archivi di Stato, ciò gli consentì di intraprendere ulteriori studi e di conseguire la laurea in legge, ma la sua vita non sarebbe stata quella del paleologo, né sarebbe trascorsa tra gli scaffali e le pergamene. Egli si dedicò all’illusionismo, arte che, a detta degli appassionati, è “un campo esclusivo ed assorbente e per essa tutto si dimentica…. qualche volta anche la famiglia e la patria”.
Il segreto dei suoi tanti successi si deve al fatto che egli creò il tipo di prestigiatore moderno: l’artista-gentiluomo. Non si serviva né di apparecchi, tavoli meccanici, accessori, né di assistenti; operava sul palcoscenico, in uno spazio ridotto con una semplice tavola e una sedia.
Distinto ed elegante: viene descritto con fronte alta e spaziosa, capigliatura abbondante e ondulata, bocca espressiva, naso dritto, sguardo profondo; piuttosto serio dato che sorrideva raramente, questo però aumentava il pregio delle sue frasi umoristiche, dei suoi “frizzi” che sapeva lanciare con perfetto tempismo nel corso dei suoi spettacoli. Studioso di scienze naturali, fisica e chimica, prese a modello il celebre Hermann. Non si accontentò mai di un repertorio stereotipato, non cessò mai di studiare nuovi effetti applicando alla prestigiazione le sue conoscenze.
Fu il prestigiatore che per primo ebbe l’idea di abbinare allo spettacolo illusionistico l’intrattenimento delle Ombre con le mani con la collaborazione del rinomato pittore Campi.


Spesso nelle sue rappresentazioni introduceva anche momenti musicali nei quali si esibiva la moglie Cristina che sembra suonasse in modo egregio il “cristallofono”(uno strumento musicale in cristallo).
Tra le sue illusioni possiamo ricordare: La cena del diavolo che prevedeva l’estrazione di vivande e coperti da tubi vuoti; un gioco, appreso dall’uomo obice di un circo, che gli consentiva di preannunciare nelle sue locandine il lancio di una persona attraverso il teatro da un grande cannone, infine Il morto che parla con l’ipnosi sulla signora Cristina. Frizzo, pubblicò due libri di giochi: Frizzi Mefistofelici e Memoria Trascendentale.Il “dottor” Frizzo
Era prevista un’altra pubblicazione Spagna Teatrale che purtroppo non vide mai la luce.
Partito con la moglie per l’America latina, dopo un breve periodo di apparente prosperità, di lui non si ebbero più notizie fino all’annuncio, nel 1894, della sua morte in un manicomio di Montevideo, indigente e solo.
Tale tragica conclusione, forse era stata presentita, dato che soleva affermare con uno dei suoi famosi frizzi che l’arte, specialmente quella del prestigiatore, è “un’altalena continua di alta e bassa posizione, colla prospettiva sicura di finire … in terra”.