Giovan Battista Belzoni

…l’erculeo esploratore ed egittologo che fu anche mago….


Un monaco, un ingegnere idraulico, un attore, un guitto, un mago, un esploratore, un archeologo parrebbe ce ne fosse a sufficienza per parecchie vite, ma il nostro poliedrico personaggio inanellò tutte queste professioni incarnando, in tal modo, quell’ideale romantico di esotismo e avventura così amato dai suoi contemporanei e così affascinante anche ai giorni nostri, tanto che, si dice, avrebbe ispirato il personaggio di Indiana Jones nei film di Lucas.
Giovanni Battista Bolzon (il cognome verrà modificato in seguito in Belzoni) nacque a Padova nel 1798, figlio di un barbiere mostrò presto di non voler seguire le orme paterne e si trasferì a Roma dove intraprese studi regolari di idraulica e meccanica sotto la tutela di tal cav. Vivaldi. Sembra che una disillusione amorosa lo portasse ad entrare in monastero tra i cappuccini, ma l’idea della vita monastica non lo sedusse a lungo; l’avvento delle armate napoleoniche, che lo cacciarono insieme ai confratelli, provocò, forse proprio per evitare l’arruolamento, la sua fuga, prima in Olanda e poi, all’incirca nel 1803, in Inghilterra.
A Londra il destino lo condusse a Bartolomew Fair, la famosa fiera dove il prestigiatore Gyngell stava rappresentando il suo spettacolo; questi notò la sua splendida figura e la statura gigantesca e lo fece entrare nella propria compagnia facendolo esibire in prove di forza con il nome altisonante di “ Giovane Ercole”. Quello stesso anno Belzoni si presentò al Sadler’s Wells Theatre come “Sansone Patagonico”. Si dice riuscisse a sollevare da sette a dieci uomini in una sorta di piramide umana.


Egli non abbandonò le sue conoscenze idrauliche e spesso le inserì nei propri numeri, nel 1809 al Crow Street Theatre di Dublino lo troviamo a sovrintendere a una sorta di macchina idraulica che, rompendosi nell’ultima scena di una pantomima, inondò quasi l’intera orchestra. Ciò non lo indusse ad abbandonare i propri studi e le proprie esibizioni idrauliche che portò in tutto il Regno Unito. Durante tali dimostrazioni, però egli usava intrattenere il pubblico con giochi di illusionismo che aveva probabilmente appreso presso la compagnia di Gyngell. Nel 1812 portò il suo show magico in Irlanda ove il pezzo forte sembra fosse il noto trucco de Il cambio della testa. Continuò ad esibirsi fino al 1815 quando nella sua vita si operò la svolta che lo portò a intraprendere l’attività per cui ancor oggi è noto: in quell’anno egli, infatti, approdò in Egitto. Vi andò dapprima con la speranza di vendere una pompa idraulica di sua invenzione al Califfo Mohammed Alì, fallito tale progetto a causa di intrighi di corte e rimasto in Egitto, per guadagnarsi da vivere, accettò l’incarico di trasportare fino al Nilo una gigantesca statua di Ramsete II, portando a termine l’impresa in modo mirabolante in due sole settimane. Ispirato da tale impresa, continuò a fare l’archeologo, che a quei tempi somigliava forse più a fare l’avventuriero; penetrò nel tempio di Abu Simbel e nella piramide di Chefren, fu lui, infine, a scoprire la più grande e bella tomba della Valle dei Re, quella di Seti I. La sua firma ancora oggi si può leggere su parecchi monumenti a dimostrazione della sua attività nonché della sua intraprendenza. Nel 1820 tornò a Londra dove il suo libro di memorie Viaggio in Egitto e in Nubia ebbe enorme successo. Nel 1821 inaugurò la prima mostra egittologica di ogni tempo proprio in quella Egyptian Hall di Piccadilly che alla fine del diciannovesimo secolo fu associata anche alla magia e allo spiritualismo. Belzoni, non pago degli allori conquistati, continuò le sue avventure e morì nel 1823 mentre era alla ricerca delle favolose sorgenti del fiume Niger.