Gabrielli

 

…il mago che “stregò” Thomas Mann


Sembra che il celeberrimo a me gli occhi sia parto di questo personaggio descritto come irruente e autoritario che, evidentemente, aveva però il pregio di colpire l’immaginario dei contemporanei, tra i quali sicuramente si deve annoverare Thomas Mann che a lui si ispirò per un suo racconto.
Cesare Gabrielli (o Gabbrielli) nacque a Pontedera nel 1881; dopo anni d’indigenza e vari mestieri, tra cui il venditore ambulante di cerini e il mozzo su un mercantile, raggiunse la fama. Ciò avvenne soprattutto grazie alle sue doti di ipnotizzatore, ma sembra fosse anche un valente prestigiatore, dote che gli fu molto utile durante il Fascismo, quando furono vietati gli spettacoli di ipnotismo. Egli, mescolando furbescamente giochi di prestigio, suggestioni e presunte trasmissioni del pensiero, riuscì a gabbare la censura. Irruente ed autoritario al limite della buona educazione, soleva, con aria spavalda, impartire ordini perentori, schioccando un frustino, a coloro che intendeva ipnotizzare e, pur con la sua discussa personalità, o forse proprio a causa di quella, raggiunse vastissima notorietà. Amò gagliardamente la vita e l’ebbe pittoresca e piena di seduzioni. Guadagnò milioni e ne spese altrettanti con prodigalità fastosa. Nella vita comune era uomo socievole, lasciava lo sguardo mefistofelico per abbandonarsi a romanticismi all’antica. Contava numerose amicizie in ambito artistico e tra gli scrittori vantò un’amicizia affettuosa con D’Annunzio che lo fregiò di una medaglia d’oro come legionario Fiumano. In quanto ex combattente fu particolarmente benefico verso i Mutilati d’Italia ai quali dedicò per anni gli introiti delle sue serate.

Gabrielli

 

Parallelo a questo sfoggio di personalità che ostentava in pubblico, dove si definiva “l’uomo del duemila” o “la radio umana”, vi era, quindi, un lato più segreto e sensibile, quello che lo portava negli ospedali ad esibirsi per i malati, e, talvolta grazie alle doti di ipnotizzatore e alla forza di suggestione ad aiutare i pazienti che non sopportavano l’uso del cloroformio. Per trent’anni affascinò con le sue esibizioni il pubblico italiano e morì a Milano nel 1943.
La sua fama colpì letterati e cineasti: ispirò il racconto “Mario und der Zauberer” di Thomas Mann, (Mario e il mago, o, Mario e l’incantatore, come fu tradotto nell’edizione del ’47 da noi posseduta), trasferito poi su pellicola in una riduzione cinematografica nel 1994 da Klaus Maria Brandauer; certamente a lui si ispirò Eduardo De Filippo per il suo atto unico del ’29 dal titolo Sik-Sik, l’artefice magico che il grandissimo uomo di spettacolo avrebbe replicato fino agli ottant’anni.
Anche Gabrielli ebbe modo di recitare in un film nella parte dell’illusionista Cipolla: il film del 1943 si intitolava I bambini ci guardano, il regista: Vittorio De Sica. In esso, il mago, ormai prossimo alla fine si limitava ad eseguire un gioco di prestigio. La fortuna del Nostro sembrerebbe inossidabile, ci giunge notizia di un’ulteriore riduzione cinematografica del romanzo di Mann del regista inglese Hodges che dovrebbe essere girata entro il 2009.