Bartolomeo Bosco

 


Il capostipite della scuola italiana


Bartolomeo Bosco, “il re dei prestigiatori e il prestigiatore dei re”, come fu acclamato dai contemporanei o meglio “ il Cavalier Bartolomeo Bosco di Torino” come amava firmarsi, viene ancor oggi considerato tra i più geniali illusionisti mai esistiti. Nacque a Torino nel 1793; egli non apparteneva per tradizione familiare al mondo dell’illusione e della rappresentazione, ma vi era entrato grazie alla propria destrezza, alla propria abilità e a quel gusto di sorprendere gli altri proprio di tutti coloro che legano la propria vita all’“Arte”, come viene definito l’illusionismo dai suoi appassionati cultori. Fin da ragazzo sembra intuisse e imitasse i trucchi che vedeva eseguire da ciarlatani e giocolieri, ma la sua famiglia, dalle nobili tradizioni militari, non volle tener in alcun conto la sua naturale predisposizione per l’arte magica e lo spettacolo e lo avviò alla carriera militare; si era nel 1812, il fuciliere Bosco, non ancora ventenne che partecipava alla Campagna di Russia a seguito del viceré Eugenio di Beauharnais fu preso prigioniero dopo la battaglia di Borodino e avviato alla prigionia in Siberia. Prigionia, però, che si rivelò assai meno dura e più proficua d’ogni aspettativa. Durante tale periodo egli poté esercitare e affinare le proprie doti d’ illusionista: in primo luogo davanti ai propri commilitoni, poi agli ufficiali della guarnigione, infine durante veri e propri spettacoli a pagamento, ottenendo applausi, ma anche denaro che divise con i propri compagni di prigionia, mostrando fin dall’inizio quella generosità e bontà d’animo che aldilà degli eccezionali meriti artistici gli fu sempre riconosciuta da tutti. Ritornato in patria dopo due anni di prigionia, incontrando viva opposizione in famiglia nei confronti della sua attività, fu costretto a ritornare all’estero. Si esibì in Polonia, Germania, Austria, Danimarca, Francia e Inghilterra davanti a folle e sovrani, generando effetti sorprendenti con giochi, a volte, semplicissimi.
Gli entusiasmi sconfinarono ben presto nell’attribuzione di poteri sovrumani di cui, però, egli si guardò bene dal vantarsi.
I suoi spettacoli erano caratterizzati dalla sua straordinaria perizia, egli utilizzava un linguaggio tutto suo: un italiano misto d’ inflessioni francesi e tedesche. Anche per quanto riguarda l’abbigliamento ebbe il merito di superare l’uso dell’abito orientale dalle ampie maniche utilizzato dai suoi predecessori. Favorito dal suo fisico agile e robusto, usava presentarsi sul palcoscenico con un giubbetto attillato dalle maniche corte e strette a mostrare l’apparente impossibilità di trucchi e inganni. La sua attenzione all’abbigliamento si estese anche fuori della scena: egli fu uomo di mondo, colto ed elegante, addirittura ispiratore della moda maschile dell’epoca, tanto che nell’alta società parigina furoreggiavano copie dei suoi stivaletti e delle sue marsine alla russa. La sua vita fu veramente avventurosa, spesso frenetica, come nel 1835, quando a causa di un naufragio perse tutti i suoi attrezzi che dovette rinnovare affannosamente per poter ricominciare i suoi spettacoli. Mieté onori in tutti i paesi d’Europa: ad Amburgo gli venne conferito un diploma di speciale onore, in Danimarca e Francia fu insignito di decorazioni, a Pietroburgo, lo zar Alessandro gli conferì un diploma speciale di “uomo di genio”, in Prussia gli venne rilasciato un attestato di benemerenza… Fu ricevuto dai reali europei, dall’imperatore d’Austria, dal sultano di Costantinopoli, che gli consentì di costruire a Pera in teatro intitolato a se stesso. Non mancò di esibirsi anche nella sua amata Torino, alla presenza dei Savoia e poi a Parigi al cospetto di Napoleone III che apprezzò vivamente il suo spettacolo, essendo egli stesso un appassionato dilettante di giochi meccanici e di prestigio. Morì e fu sepolto a Dresda nel 1863 e la sua tomba, alla quale resero via via omaggio personaggi del calibro di Houdini e Silvan, è tuttora custodita dall’Associazione dei prestigiatori. Esistono diverse testimonianze circa i suoi spettacoli e si raccontano molteplici aneddoti spesso fantasiosi, a volte dichiaratamente falsi, ma tutti affascinanti e ciascuno testimonia la fama di potere assoluto sugli elementi che circondava il Nostro. Sotto il suo nome furono pubblicati: Satana, raccolta europea. Passatempo dell’intermezzo nelle sedute di magia egiziana (1853) e Il Gabinetto magico del Cavalier Bartolmeo Bosco, ossia il complesso dell’arte di prestigio (1854).