Harry Houdini

 

L’artista della fuga

 

Il nome Houdini evoca una non comune capacità di liberarsi e divincolarsi da costrizioni e ceppi di ogni genere: abilità che si trova sintetizzata nel verbo inglese houdinize del Funk and Wagnalls New Dictionary (ed. 1920), definizione che Houdini stesso usava come fregio per la propria carta intestata. Ma chi era il grande Houdini, al di là della mitizzazione del personaggio, esasperata dal finale spettacolare, quanto biograficamente scorretto, del celeberrimo film del 1953 con Tony Curtis e Janet Leigh?
Harry Houdini nasce Ehrich Weisz il 24 marzo 1874 a Budapest, da modesta famiglia ebrea, emigrata in America nel 1878.
La scarsa fortuna del padre negli Stati Uniti porterà il piccolo Ehrie e i suoi fratelli a guadagnarsi precocemente da vivere: a 9 anni, Ehrich già si esibisce in pubblico come trapezista, presentandosi come il “principe dell’aere”. L’illusionista Harry Houdini nascerà professionalmente solo nel 1891, come tributo al padre della magia moderna, il francese Jean Eugène Robert-Houdin. Prima della fama che l’avrebbe incoronato “re delle manette” e “genio della evasione” (o escapologia), Houdini farà una lunga gavetta in locali anche infimi e nel vaudeville, finché nel 1899 incontrerà l’impresario Martin Beck che per l’anno 1900 organizzerà un tour europeo per Harry e consorte, Wilhelmina Beatrice (Bess) Rahner, sposata nel 1893.
Harry HoudiniDa quel momento, la carriera di Houdini sarà un crescendo di popolarità e numeri di grandissimo effetto scenico ai limiti dell’horror, che prevedono la “fuga” da ogni tipo di manette, catene, camicie di forza, casseforti, casse inchiodate e incatenate in maniera apparentemente inespugnabile, per di più immerse in acqua (con Houdini il più delle volte a testa in giù), e persino l’evasione da una cassa interrata in una buca di 2 o 3 metri!
Houdini: un mago dotato di poteri soprannaturali, un negromante impegnato in un perpetuo braccio di ferro con la Morte? Non proprio. Piuttosto un titano dell’arte della fuga, dotato di una prestanza e di una resistenza fisica eccezionali, di una buona dose di intelligenza, di una presenza scenica travolgente e di uno spiccato senso dello spettacolo e dello spettacolare. Ma anche un abilissimo impresario di se stesso, un artista e un uomo che ha saputo rinnovarsi come attore e produttore del cinema muto e anche come pioniere del volo. Un capitolo a sé merita la sua campagna di dissacrazione degli spiritisti, culminata nel suo libro A Magician Among the Spirits “Un mago fra gli spiriti” (1924). Houdini si accosta allo spiritismo dapprima con sincero interesse e ardore, spinto dal desiderio di comunicare con l’amatissima madre, scomparsa nel 1913.Harry Houdini

Ben presto, però, scoprirà, smaschererà e ripeterà in pubblico i trucchi escapologici di tutti i sedicenti medium che avrà modo di osservare, anche dei più blasonati; il che lo vedrà in aperto contrasto con lo scrittore Arthur Conan Doyle, padre letterario di Sherlock Holmes e fervente sostenitore dell’occultismo, a sua volta sposato con una medium: il disaccordo tra i due sarà alimentato anche dalla ostinazione di Conan Doyle di spiegare le mirabolanti “ evasioni” di Houdini solo con la parapsicologia e la capacità di smaterializzarsi.
Tutto ciò non impedirà la convocazione annuale di sedute spiritiche di evocazione dello spirito di Houdini nell’anniversario della morte, incominciate dalla vedova Bess e proseguite tuttora da maghi, fans e istituzioni, fra cui il Museo Houdini di Scranton, Pennsylvania (USA). La stessa morte di Houdini, complice forse la fatale ricorrenza (Halloween), si è rivestita di un alone di mistero: se è accertato che Houdini non morì nel corso del noto numero della “vasca della tortura cinese”, come romanzato nel film con Tony Curtis, non è altrettanto certo se la sua fine sia attribuibile a una peritonite scatenata da alcuni possenti pugni nello stomaco inferti da uno studente ansioso di mettere alla prova i muscoli d’acciaio del mago, o banalmente a un’appendicite trascurata, o più misteriosamente a un avvelenamento ad opera degli stessi spiritisti da lui sbugiardati. È il 31 ottobre 1926 e Houdini ha solo 52 anni.

Ai funerali parteciperanno oltre duemila persone e la salma sarà tumulata al Machpelah Cemetery di New York con il simbolo della Society of American Magicians scolpito nella pietra.


Houdini lascia un’eredità di notevole importanza. La sua ricca collezione di libri e documenti è conservata nella Biblioteca del Congresso di Washington, mentre i suoi accessori di scena sono stati oggetto di vendite all’asta e alcuni dei suoi articoli magici fanno oggi parte della collezione David Copperfield.
Houdini, con le sue “fughe” da lui stesso reclamizzate come imprese al limite della resistenza e della sopravvivenza umana, continua a esercitare un fascino magnetico e misterioso che pervade non solo l’illusionismo, ma anche la letteratura, la musica e la cinematografia del nostro tempo, di cui il film Houdini L’ultimo mago (2008) di Gillian Armstrong è l’espressione più recente.