Chung Ling Soo

 

L’illusionista della foto è lo statunitense William Ellsworth Cambell Robinson, in arte Chung Ling Soo, che, in omaggio agli influssi orientaleggianti in voga durante la Belle Epoque, assume uno stile cinese non solo in scena, ma anche fuori dal palcoscenico: indossa abiti originali cinesi, porta un codino non posticcio e alle interviste si presenta con un interprete.
Il newyorkese di origine scozzese Robinson nasce nel 1861, e dopo una parentesi come meccanico ha la sorte d’incontrare illusionisti del calibro di Alexander Herrmann e Harry Kellar, di cui soprattutto il primo sarà determinante per il lancio di Robinson nello spettacolo illusionistico.
Robinson si presenta in pubblico per la prima volta con lo pseudonimo di Acmed Ben Alì, con un numero di magia a luci nere (e probabilmente è l’iniziatore della Black Art negli Stati Uniti), e avrà come assistente la futura compagna, il cui soprannome Dot “Puntino” la dice lunga sulla sua corporatura minuta.Chung Ling Soo
Ma sarà l’occasione di un viaggio in Europa per conto di Herrmann ad aprirgli un mondo nuovo. A Parigi, sulla scia della moda orientaleggiante e del successo degli spettacoli di Ching Ling Foo (cinese autentico) e della sua schiera di imitatori (occidentali con nomi cinesi), Robinson debutterà alle Folies-Bergère nell’anno 1900, con il nome di Hop Ling Soo. Più tardi si presenterà a Londra come Chung Ling Soo.
Determinante per il suo successo sarà la sfida aperta con il cinese Ching Ling Foo per decretare l'“autentico illusionista cinese”: Chung (Robinson) si esibirà in uno spettacolo che manderà in visibilio critica e pubblico, mentre Ching non si presenterà. Da quel momento, l’eleganza e lo stile dei suoi spettacoli conquisteranno il grande pubblico, tanto che a sua volta Chung sarà imitato da decine di epigoni.
La sua esibizione più spettacolare e più ardita, dal titolo Catching the Bullet, che consiste nel prendere una pallottola al volo con i denti, finisce per rivelarsi fatale: la sera del 23 marzo 1918 qualcosa va storto e Chung perde la vita.
Per la sua fine si sono ipotizzati l'errore umano o la tragica fatalità (Goldston nel suo Who's Who in Magic del 1936 riporta almeno altre quattro fatalità legate al numero Catching the Bullet), ma si è anche adombrato il sospetto di omicidio o suicidio (tesi, quest'ultima, sposata da Chefalo): probabilmente non conosceremo mai la verità, ma la spettacolarità di questa morte non fa che accrescere l'alone di mistero che ammanta il personaggio. Anzi, secondo alcuni e per ironia della sorte, questa uscita di scena è il migliore numero d'illusionismo della sua carriera, il suo segreto d’immortalità.